domenica 22 gennaio 2012

lettera all'editore


Gentile Signora,
le invio, come d’accordo, i primi capitoli del “Diario di un Sindaco”. I titoli sono, ovviamente, provvisori e cambiabilissimi.
Mi ha chiesto di esporle in esplicito quelli che mi sembrano i “punti di forza” del Diario. Non credo di essere la persona più adatta. Preferisco che sia lei a darmi un parere “terzo” e meno coinvolto. Posso dirle quali erano i miei obbiettivi, questo sì.  
Tra i primi, direi la descrizione dall’interno di cos’è e come funziona un Comune. Un’ istituzione di governo vicina ai cittadini di cui si parla sempre dall’esterno e spesso a sproposito, anche perché i Comuni medi e piccoli (che sono un’infinità) non hanno voce propria in grado di arrivare sui media nazionali. Raccontare quello che succede nelle stanze e nei corridoi del potere locale: le particelle elementari della politica. In questo il Diario può avere una sua originalità. Ho letto i libri scritti da altri sindaci (ce ne sono due o tre nella mia libreria), sindaci di città importanti, ma mi hanno deluso poiché non trattano dell’attività ordinaria di un Comune. Piuttosto preferiscono proiettarla (e soprattutto proiettarsi) nelle vicende politiche nazionali. Io vorrei descrivere, se riesco, quanto c’è di significativo (e quindi di “nazionale”) nell’attività amministrativa quotidiana di una città, restando con i piedi ben radicati nel territorio (come dicevano quelli della Lega) e nella comunità locale. Sono convinto infatti, come le ho già accennato, che non esistano i problemi nazionali e quelli locali, le grandi questioni e le bagatelle, anche perché i cittadini elettori, se ci pensa, sono sempre quelli e non dividono le loro esigenze e i bisogni tra nazionali e locali. Si tratta solo di modi diversi di approcciare le stesse cose e di soddisfare le stesse esigenze. E su moltissimi temi a me pare più adeguata la lingua locale: più in grado di affrontare le questioni, perché opera a scala più ridotta, perché vede le cose più da vicino. Non più semplici, ma più affrontabili.
Mi piacerebbe essere in grado di mostrare ciò che di concreto si nasconde dietro tanti discorsi che si ascoltano e si leggono sui giornali riguardo, la sanità, la scuola, il fisco, i rifiuti, l’ambiente, il territorio, l’immigrazione, la sicurezza, ecc. Di farli scendere dall’empireo della politica nazionale: i fatti concreti contro il fumo dei discorsi. Ad esempio, come le accennavo, un conto è parlare di consumo del territorio altro è descrivere quanto sia forte ovunque la pressione quotidiana dell’ ”industria del mattone” sulla politica locale. Come quella pressione pesi sulla vita dei partiti e sulle scelte di un sindaco e della sua giunta e cosa significa opporsi. Oppure, quanto sia difficile per un sindaco che la legge definisce “responsabile della salute dei cittadini” intervenire per migliorare la sanità del suo territorio, che dipende da scelte, da logiche e soprattutto da risorse regionali. Dice: fuori la politica dalle Asl (e io sono d’accordo), ma chi decide se un servizio ospedaliero è adeguato o no, l’ordine dei medici, le facoltà di medicina?
Non so se questi siano i “punti di forza” che mi chiedeva. Nel Diario ci sono molte altre vicende, ovviamente. Alcune mi ha fatto piacere ricordarle prima di tutto per me. Sono convinto però che quello che racconto valga anche per molti comuni di medie dimensioni in Italia. Per questo motivo non ho mai scritto il nome della mia città. Se le sembra un vezzo inutile lo posso sempre inserire, altrimenti preferisco così.
Le ho già anticipato che non sono uno scrittore professionista. Malgrado passi le mie giornate a scrivere per lavoro e le mie serate a tenere aggiornato il Diario, scrivo d’istinto. Ho cercato di compensare questo limite raccontando solo fatti ed episodi che ho vissuto personalmente. Ma so che la testimonianza diretta non fa da sola un buon libro: tra l’esperienza diretta e la presunzione di saper tutto il passo è breve. Aggiunga che non mi considero nemmeno un politico di professione: ma questo può essere un vantaggio.
Affido a lei il giudizio se valga la pena completare o no questo lavoro. Decida al riguardo alla fine, in tutta libertà.
La ringrazio della pazienza e resto in attesa di qualsiasi tipo di suggerimento. A presto.
GS

marzo 2011

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