venerdì 4 maggio 2012

Festa del libro ebraico

Una bella iniziativa (con qualche polemica)


di STEFANO LOLLI
DA GIORNI tiene banco su Facebook, e sottotraccia in città, la polemica innescata dall’ex sindaco Gaetano Sateriale in merito ad un dibattito organizzato nella Festa del Libro Ebraico.
Cosa è successo di tanto grave che l’ha fatta tanto arrabbiare?
Sono stati invitati giornalisti e intellettuali a un dibattito pubblico e poi gli si è fatto il processo perché le loro opinioni non corrispondevano all’ortodossia del pensiero degli organizzatori del Festival, e questo non va bene. Non va proprio bene.
Diciamolo, si è arrabbiato per il battibecco tra Sergio Romano e il presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani.
Un battibecco può sempre succedere e risultare interessante. Ma non si invitano persone a difendersi da accuse preconfezionate di antisemitismo: il direttore di Pagine Ebraiche aveva i «capi di imputazione» scritti e preparati da tempo, come si faceva nei processi staliniani davanti al popolo. Per non dire dei resoconti a senso unico che sempre Pagine Ebraiche ha fatto del dibattito. Non si fa, non a Ferrara, non quando si è ospiti di una città civile e aperta.
Le dico quello che hanno pensato in molti: si è arrabbiato perché hanno maltrattato suo suocero.
Ma figuriamoci! Hanno bacchettato anche Enrico Mentana perché si è permesso di dire che in una democrazia (quale è Israele) non si può distinguere troppo tra il popolo e il Governo, perché quel Governo è stato comunque eletto dal popolo. Invece il pensiero unico degli organizzatori vuole che tra Stato, popolo e Governo non vi sia alcuna relazione possibile. Un concetto davvero singolare in una democrazia. Comunque non voglio drammatizzare. Solo un episodio di cattiva educazione e scarso senso civico.
Cosa c’entra il senso civico?
Il senso civico c’entra perché se la Festa del Libro Ebraico fosse gestita da una delle tante comunità non ci sarebbe niente da dire: uno va, ascolta e si fa le opinioni che vuole. Invece la Festa è voluta e organizzata anche dal Comune. Come occasione di conoscenza e dialogo tra la grande cultura ebraica, quella cattolica e quella laica. È un momento di apertura e non di chiusura. Mi pare che gli organizzatori della Festa se ne siano improvvisamente dimenticati.
Non è che lei sta prendendo le distanze dal Meis visto che non ci lavora più?
Al contrario. Io credo che il Meis sia un bellissimo progetto per Ferrara, per l’ebraismo italiano e il Paese. Continuerò a sostenerlo nelle forme e nei modi con cui potrò farlo. Sono felice che proprio a Ferrara vi sia un luogo in cui conoscere e far conoscere il grande apporto che l’ebraismo ha dato all’Italia da 2000 anni. Ma proprio per questo non si può pensare che il Meis nasca con orizzonti culturali di chiusura: del noi e voi. Esattamente il contrario. L’abbiamo immaginato come un grande centro culturale e una grande occasione politica di dialogo sui diritti delle minoranze. Il contrario della chiusura, del provincialismo, delle rivalità personali, della gestione in proprio.
Non è così?
Per fortuna il progetto va avanti bene, malgrado le difficoltà economiche. Merito soprattutto dell’impegno della Direzione regionale del Mibac. Bisogna accelerare l’avvio del cantiere e definire quanto prima un compiuto progetto museale. Su questo invece siamo indietro.
Come mai? Sono passati diversi anni.
Non abbiamo ancora trovato le competenze adatte per un lavoro così importante e ambizioso. Il Meis dev’essere all’avanguardia anche sul piano del progetto museale, dei contenuti, delle tecnologie. Non è una cosa che si costruisce in casa, basandosi sulle proprie conoscenze e le memorie di famiglia o su un progetto editoriale. Servono professionisti. Bisogna cercarli in fretta e seriamente, magari con un concorso pubblico internazionale. Il Meis non può essere un’opera di bricolage.
Stefano Lolli

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