lunedì 21 maggio 2012

Sul #terremoto per gli amici non ferraresi

Scritto sul terremoto per gli amici non ferraresi. Dicono che c'è stata una prima scossa all'1.30 del venti, ma noi non l'abbiamo sentita. Paco e Pepe, i gatti dei vicini che ospitiamo per il we, erano in casa e dormivano anche loro. (C. e G. sono in vacanza in Tunisia e quindi questo fine settimana li abbiamo con particolare affidamento: almeno venti scatolette più croccantini). Paco (quello rossiccio a destra) mi ha svegliato per uscire alle 2.20 (un po' presto per le sue abitudini, ma non era affatto agitato, come si dice). Ha smangiucchiato davanti a me e poi ha sceso lentamente le scale. Io ho aperto la porta e l'ho fatto uscire. Suo fratello Pepe (quello soriano grigio) ci guardava dal pianerottolo ma non si è mosso. Ho aperto una finestra a pian terreno in modo che potessero entrare o uscire a piacimento senza tornare a svegliarmi e mi sono rimesso a letto. Eileen continuava a dormire. Dopo un po' mi sono accorto (saranno state le 3.30?) che Paco era tornato e si era messo a dormire fra le mie gambe, come fa sempre.
(Pepe invece non sale sul letto e preferisce dormire da solo su una seggiolona che c'è al piano di sotto. Paco quando non sta sul letto con noi dorme su una seggiola comacina vicino alla tv). Poi mi sono addormentato profondamente e non ho più sentito nulla fino al momento in cui Eileen mi ha svegliato urlando e già seduta sul letto. Era buio, ma non c'è stato bisogno di accendere niente per capire cosa stava succedendo. Ricordo che non ho avuto nessun pensiero diverso dal fatto che fosse un terremoto, malgrado il dormiveglia e pur non avendone mai vissuti direttamente di così forti e vicini. Si avvertiva un rumore sordo ma molto forte, una specie di ronzio basso e continuo. Poi degli scricchiolii terribili delle travi che abbiamo proprio sopra il letto. Tutto vibrava, il letto sobbalzava e si sentivano cadere gli oggetti che stavano su mobili. Ho sentito polvere che mi cadeva sulla testa. È stata questione di pochi attimi e siamo scappati al buio in giardino così come eravamo. Paco e Pepe sono scappati con noi o prima di noi: da quel momento non li abbiamo più rivisti. Ci siamo sforzati di prendere al volo le cose indispensabili e almeno due giacche le abbiamo indossate. In giardino ho chiesto a Eileen di spostare la macchina e metterla momentaneamente nel parco, lontano dai muri. Così avevamo almeno un posto dove stare. Io intanto (non so dire come mi sia venuto in mente) sono andato a chiudere le 4 serrande delle condutture di gas nostre e dello studio di ingegneri che sta al piano terra (per fortuna sono poste all'esterno). Abbiamo acceso le luci del giardino e delle scale. Ci siamo rinfrancati dallo spavento e abbiamo insieme, con molta prudenza, cercato di salire in casa alla ricerca almeno di scarpe e pantaloni. Ma per due volte siamo scappati a gambe levate perché la terra ha ricominciato a sobbalzare e soprattutto si è sentito di nuovo quel ronzio basso e prolungato da far accapponare la pelle. Dopo una mezzora siamo finalmente riusciti a coprirci e a prendere qualcosa di utile o presunto tale (banane, acqua, una pila, un pc, i telefoni, l'orologio). Ci siamo guardati intorno: dai cornicioni non era caduta una tegola, niente. In casa, invece, un macello, come avremmo visto poi. Abbiamo chiamato mia sorella che sta al terzo piano di una casa moderna e l'abbiamo convinta a scendere in cortile e magari venire da noi. Io sono uscito nel vicolo dove c'era molta gente vestita in fretta come noi e scesa in strada. Mi è venuto di dire solo "buongiorno" e ho visto dalle facce che non avevano capito se avevo voglia di scherzare (e io non ne avevo). Ma erano tutti molto gentili e tranquilli. Una signora ha detto che la vecchia madre non ne voleva sapere di scendere ed era rimasta in casa. Un ragazzo ha detto che si ricordava la paura di un altro terremoto vissuto da piccolo. C'erano molti cani e alcuni abbaiavano. Di Paco e Pepe nemmeno l'ombra: anche la loro casa al numero 11 era aperta e ho pensato per tranquillizzarmi fossero scappati a casa loro. Dopo un po' ho visto spuntare la sagoma di mia sorella in bicicletta. Siamo rientrati da noi lasciando il portone aperto per sicurezza: almeno nel nostro giardino non ci sono muri e cornicioni come nel vicolo. (segue)

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