martedì 26 giugno 2012

Un caro abbraccio alla famiglia Aldrovandi


Gentile Signor Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri,

La disturbo in qualità di sindaco della città di Ferrara nel momento della morte di Federico Aldrovandi.
È ben vero, come Lei ha autorevolmente richiamato, che la Polizia di Stato svolge funzioni meritorie di difesa dell’ordine pubblico e di prevenzione e repressione della criminalità con abnegazione verso lo Stato e i cittadini. È altrettanto vero che per lungo tempo La Polizia di Stato, a partire dai suoi vertici nazionali e dalle sue organizzazioni sindacali fino alla massima autorità locale di pubblica sicurezza, si è erta a difesa acritica degli agenti coinvolti nella morte di Federico Aldrovandi, fino a commettere omissioni gravi e “deformare” ripetutamente la verità (almeno dal settembre 2005 fino al rinvio a giudizio dell’estate 2006). E questo ritengo sia un comportamento inaccettabile per un corpo leale dello Stato.

In molte occasioni, anche recenti, sia alcuni agenti direttamente coinvolti, sia alcuni ambienti della polizia hanno pesantemente oltraggiato la memoria di Federico e la famiglia Aldrovandi che, La prego di credere, ha sempre voluto e saputo distinguere tra le responsabilità individuali e le funzioni e la onorabilità della Polizia di Stato. Anche in questo caso si tratta di un comportamento al di sotto dei limiti della decenza da cui la Polizia dovrebbe prendere pubblicamente e con nettezza le distanze. Cosa non ancora accaduta.

Se avrà la possibilità e il tempo di ricostruire il clima che si è determinato a Ferrara attorno alla vicenda Le suggerisco il film-documento di Filippo Vendemmiati “È stato morto un ragazzo” e il capitolo del mio libro dal titolo “La triste storia di Federico” che volentieri Le invio.

Con molta stima, Gaetano Sateriale

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