giovedì 26 luglio 2012

Esaurita la funzione di Monti

Forse a novembre 2011 non c'erano davvero alternative a un esecutivo d'emergenza. Ma questo non dà maggiore qualità al Governo Monti: non ne aumenta i meriti, non cancella i difetti. La nostra immagine internazionale è risalita e si è iniziato il recupero dell'evasione fiscale. Ma non c'è equilibrio malgrado i pesanti sacrifici in tagli e tasse. Non si profila nessuna crescita, si aggravano recessione e disoccupazione. Di equità è meglio non parlare. In sintesi: la politica del Governo (dei Governi europei) non funziona e la sua “spinta innovativa” sembra esaurirsi. Forse era sbagliata la formula dell'esecutivo puramente tecnico, forse la squadra è mal assortita. Ormai è tardi per porvi rimedio. Se si voterà a primavera non è chiaro in che condizioni il Paese ci arriverà. Probabilmente con l'economia in recessione formale e un sistema politico che non riesce a tornare protagonista delle riforme. Mentre la svolta sarebbe necessaria adesso. Cosa possono fare i “produttori” contro la crisi e di fronte a un Governo che ignora l'economia reale, forse perché non la conosce? Non accontentarsi di attendere un ciclo espansivo importato dall'estero o gli aiuti nazionali che non verranno. L’economia reale deve necessariamente ripartire dalla situazione concreta delle imprese e dei territori. Perché la competitività e la produttività delle imprese (in assenza di politica economica), dipendono da imprenditori, manager e dipendenti, nessun altro. Anche quella del settore pubblico. È possibile condividere tra parti sociali un percorso per la crescita della produttività dell'industria e dei servizi? È possibile individuare obiettivi concreti e tradurli in accordi efficaci? È necessario e urgente, perché il Paese (in attesa della Nuova Europa) potrebbe affondare. Lo si può fare con un'intesa programmatica subito e la contrattazione, in coerenza con il 28 giugno. Lo si può fare se si evitano le scorciatoie degli ultimi anni: reciproche e speculari. Non è vero che dipende tutto dalla flessibilità del lavoro e degli orari; non è vero che nulla di quello che è stato pattuito nello sviluppo non possa essere adattato contrattualmente alla crisi. C'è bisogno di una strategia industriale, di investimenti per l’innovazione, di un'organizzazione della produzione che aumenti l'efficienza di impianti e lavoro. C'è bisogno dell'intelligenza e della partecipazione a tutti i livelli: del sapere e del saper fare. C'è anche bisogno di retribuzioni più commisurate alla produttività per rilanciare i consumi. Riusciranno le parti sociali a sottoscrivere linee guida comuni per la crescita prima che sia tardi? Dipende solo da loro: provarci è un obbligo persino morale. Inutile sperare in un aiuto del Governo se il direttore d'orchestra ha paura di concertare. Per sedersi attorno a un tavolo e provare a lavorare insieme non c'è bisogno dell'autorizzazione di Palazzo Chigi. Se le parti sociali concorderanno fra loro un percorso per la crescita potranno chiedere con più autorevolezza al futuro Governo seri provvedimenti di sostegno, a partire dal riequilibrio della pressione fiscale. Altrimenti, fra qualche anno si dirà semplicemente che la classe dirigente italiana (parti sociali comprese) non è stata all'altezza della gravità della crisi.

giovedì 19 luglio 2012

Milanesiana 2012

Alla Milanesiana, su invito di Elisabetta Sgarbi, con il sindaco di Ferrara Tagliani, di Finale Emilia Ferioli, di Ro Parisini, con Roberto Pazzi, giornalisti e poeti a parlare di Emilia, Ferrara, terremoti.

          "Un viaggiatore inglese dell'800 scriveva: "strana gente questi ferraresi, gli fai domande su Tasso e ti rispondono su Ariosto..." Questa stranezza è rimasta fino a oggi: amiamo la follia immaginata di Orlando e rimuoviamo quella clinica di Torquato. Siamo passati dal rinascimento visionario al novecento realistico e metafisico ma non abbiamo frequentato molto il romanticismo di Lord Byron che si fa chiudere nella cella del Tasso per respirarne l'aria malata. Forse perché non c'era nulla di romantico nella Ferrara deserta, spogliata e decadente frequentata dal Grand Tour e riprodotta nelle ceramiche Wedgewood: acque ferme nostrane, il Castello Estense come sfondo e pescherecci inglesi in primo piano.
Non c'era niente di eroico e di immaginifico nemmeno nella vita quotidiana della corte rinascimentale estense, se non nelle teste dei poeti e dei pittori della grande officina. Tantomeno nella miseria quotidiana della città. Ma questa è un'altra storia: anzi, sarebbe la storia vera, ancora non raccontata se non nei film di Olmi e di Vancini.
Un critico letterario (sempre inglese) ha scoperto che invece c'è una correlazione molto stretta tra città celeste e città terrestre. Tra la Gerusalemme finalmente Liberata e la Ferrara che ancora tratteneva Tasso in prigione o in ospedale (la distinzione è dei secoli successivi). Non solo nella perfetta corrispondenza tra il numero dei canti e il numero delle strade che tagliavano Via dei Prioni, il nuovo asse dell'Addizione Erculea. La città reale e la Gerusalemme cantata corrispondono anche nell'asimmetria. Nel fatto che prima Biagio Rossetti e poi Torquato Tasso hanno posto il baricentro, la Piazza Nova e il canto più importante della Gerusalemme non a metà delle loro opere, bensì qualche spazio dopo, come la Piazza Nova non è al centro del crocicchio in asse con il Castello ma spostata qualche traversa verso Est. Un'asimmetria molto moderna se voluta, molto antica se casuale. Persino contemporanea se imposta al Duca dalle pressioni della rendita urbana di allora. Non sappiamo.
Era, non troppo casualmente, il 1492 quando Ercole decise di allargare gli orizzonti e raddoppiare gli spazi urbani della città a Nord del Castello verso Mirasole e Belfiore e affidarne la progettazione alla penna visionaria e geometrica insieme di Biagio Rossetti, che per l'occasione si inventò il mestiere fino allora sconosciuto dell'urbanista. La Piazza asimmetrica, quello spazio aperto, avrebbe dovuto diventare il simbolo della sua impresa. In quella Piazza Nova spostata sulla destra Ercole avrebbe voluto collocare se stesso a cavallo, ci dicono i cronisti, in cima a due grandi colonne decorate con foglie di quercia. In modo che fosse chiaro a tutti che anche a Ferrara il futuro si andava delineando oltre le colonne d'Ercole e che la spinta propulsiva (libera e caotica) dei comuni medioevali si era ormai esaurita. Ora c'era un potere centrale forte a sostituire le fazioni in permanente lotta fra loro. Chissà se la chiamavano riforma istituzionale...
Ercole e Biagio progettavano il futuro di quella Ferrara che Torquato avrebbe cantato 60 anni dopo. Ma sull'unica colonna superstite della Piazza Nova oggi c'è la statua di Ariosto e non quella di Tasso.
Aggiungo appena (per chi non è stato adolescente a Ferrara) che se la Tasso era una buona scuola media della borghesia cittadina, l'eccellenza dell'insegnamento e della cultura classica si sono sempre respirati al Liceo-Ginnasio Ludovico Ariosto. (Niente a che vedere né l'una né l'altra con la natura più popolare e quasi "vulgare" della Dante Alighieri, o Aldighieri, per dirla alla ferrarese...)
Così è apparso molto naturale e quasi ovvio che, quando anni fa si progettava un percorso turistico ferroviario che unisse Mantova, Ferrara e Ravenna, si pensasse di costruire 4 treni nuovi (materiali, li chiamano i ferrovieri) e dedicarli, in ordine di orario, a Virgilio e Dante il mattino, ad Ariosto e Tasso la sera. Tanto per dare il segno al viaggiatore di oggi che in questi 150 chilometri di terreno padano alluvionale (proprio il cratere sismico) si è aggirata gran parte della "follia" creativa nazionale degli ultimi duemila anni.
Terreno alluvionale ma instabile: "Chilometri di sabbie e ghiaie con sotto montagne in movimento" ha titolato un mensile divulgativo di scienza per spiegare il terremoto recente e anche quello ancor più devastante dell'epoca di Tasso per cui la città risultò a lungo spopolata. Così oggi il monumento ad Ariosto nel catino della moderna Piazza Ariostea (genialmente abbassata 3 metri sotto il livello della strada durante il ventennio), attorno a cui ha "giocato" anche Italo Balbo (vittima e artefice di altre follie emiliano-romagnole), quel monumento ad alti gradoni che dedica "A Ludovico Ariosto la Patria" è oggi tristemente circondato dalle strisce di plastica a righe bianche e rosse che dal 20 maggio indicano in città le aree inagibili e il pericolo di crolli.
Cosa abbia dato la Patria a Ludovico Ariosto non è chiarissimo. All'epoca molti noiosi incarichi diplomatici da parte del suo Signore, il Cardinale Ippolito, e incombenze di corte. Tra cui la creazione di un Epitalamio in accoglienza di Lucrezia Borgia che veniva a sposare il figlio di Ercole d'Este con la sua allegra corte spagnolesca e la sua cupa eredità pontificio-romana. Un componimento poetico, si deve notare, celebrativo quanto inascoltabile, tanto l'allegoria sembra soffocare la fantasia creativa del poeta.
Poi, solo qualche celebrazione e riedizione qua e là lungo i secoli. Fino alla rappresentazione più ariostesca di tutte: l'Orlando di Luca Ronconi dei primi 70 con i grandi cavalli di legno spinti da attori e figuranti nelle piazze di mezza Europa. Quando anni fa ho chiesto a Ronconi se avesse voglia di rappresentare a Ferrara anche una Gerusalemme Liberata mi ha risposto che non era possibile perché Ariosto "si declama" mentre Tasso "si legge".
Torniamo alla statua di Ariosto e a quel che gli ha dato la Patria. Ludovico è ora un marmo grigio scuro che ha bisogno di impacchi profondi e delicati per tornare bianco. Sono potuto andare di recente a guardarla da vicino e ho scoperto con orrore che la sua grande testa, a più di 20 metri d'altezza, è cosparsa di muffe e percorsa da formiche. Formiche reali non metafora di un cervello inquieto e insofferente. Piuttosto le muffe che avvolgono il marmo potrebbero essere il simbolo di una città tornata a soffrire e intorpidirsi.
Il terremoto ha danneggiato l'hardware civile-industriale e storico-architettonico ma anche il software culturale diffuso delle città e dei paesi che ha colpito. Ed è più semplice ricostruire il primo che restaurare il secondo.
Ferrara nei secoli ha inventato e prodotto cultura materiale e immateriale, non solo per sé. Ora rischia di fermarsi e ammuffire per colpa delle montagne in movimento dal basso e la mancanza di aiuti, l'Olimpo della politica e delle istituzioni che ci osserva immobile, dall'alto. Parlare di Ferrara è già una spinta a riprendersi. Rievocare la sua storia è già invitarla a scuotersi dal presente incerto e sognare nuovi ippogrifi benefici.
Prima di venire qui ho letto queste righe a un amico che mi ha chiesto: quale sarebbe il canto "centrale" della Gerusalemme Liberata di cui parli? Io ho dovuto obbligatoriamente rispondergli: non lo so, mi sono fidato di quel critico letterario inglese perché Ariosto l'ho letto anche in una copia anastatica della prima edizione, ma Tasso, da ferrarese, lo conosco poco."
Gaetano Sateriale
Milanesiana, 19 luglio 2012


PS. Spiace ricordare che 2 sere fa, un giornalista che proviene dagli USA (Claudio Gatti del Sole24ore) e che non conosce né la città né i suoi amministratori, abbia descritto in TV una Ferrara novella Gomorra dell'inquinamento chimico e dell'intreccio tra interessi industriali illegali e poteri costituiti. Non gli accertamenti, le caratterizzazioni, le assemblee pubbliche e le bonifiche avviate, ma presunte menzogne, sotterfugi, abusi. Spiace soprattutto che questa "vigliaccata" alla città l'abbia fatta La7. Come rispondere? Per quel che mi riguarda l'Istituto Superiore di Sanità fa fede su La7. Chi non teme la verità venga a vedere di persona come si lavora sui temi ambientali a Ferrara. Chi preferisce i pregiudizi e le deformazioni del reale se ne stia pure oltre le colonne d'Ercole.

venerdì 6 luglio 2012

Alla Festa del PD

Questa sera alla festa del Pd di Ferrara a parlare di lavoro, crisi e politiche per la crescita con l'Onorevole Pierpaolo Baretta, Pierangelo Albini direttore delle relazioni industriali di Confindustria e il direttore del Trentino Alberto Faustini.

giovedì 5 luglio 2012

dall' Unità del 5 luglio 2012


Emilia, i Comuni motori della ricostruzione

di Gaetano Sateriale

«SE CI SARANNO ALTRE SCOSSE SARÀ UN
DISASTRO. SE NON CI SARANNO SI DIMENTICHERANNO
DI NOI: LO HANNO GIÀ FATTO». Così
un cittadino emiliano, così in molti.
Alcuni giornali non parlano
quasi più del terremoto e solo il caldo
torrido sull'Emilia fa notizia. Fra qualche
mese scriveranno delle piogge e del freddo
sulle tendopoli: tutto già visto, tutto
nella norma.
Invece nulla è tornato normale. Le case
cadute sono ancora a terra, le bande bianche
e rosse sono ancora legate attorno
agli stabili pericolanti, l'economia fatica a
riprendere. Nessuno sa quante scuole potranno
essere aperte in autunno, quante
chiese, quanti teatri, quanti musei.
Molti danni diffusi ovunque (oltre ai
grandi crolli), molti edifici dichiarati prudentemente
inagibili, anche troppi.
I centri storici delle città colpite si sono
svuotati: in tanti quartieri í bar sono chiusi
il sabato pomeriggio perché non c'è nessuno.
Molta gente si è avvolta in un fatalismo
che non gli appartiene.
Impossibile stimare l'ammontare dei
danni e delle cifre necessarie per tornare
alla situazione di prima. Sono valori impressionanti,
ben lontani dai fondi stanziati
dal governo (mai arrivati) e dagli sforzi
encomiabili della solidarietà.
Oltre alla produzione si sono interrotte
le relazioni fra imprese, non solo quelle
industriali.
Se il Museo Sorolla di Madrid chiede,
in via amichevole, la restituzione anticipata
dei quadri esposti al Palazzo dei Diamanti
di Ferrara (pur agibile) è segno che
con il terremoto si sono incrinati anche i
rapporti di fiducia costruiti negli anni.
L'azzeramento del turismo culturale in
una capitale italiana della cultura è stato
conteggiato tra i danni del terremoto?
Con il sisma si è messa in pericolo l'identità
culturale di una comunità. Valori che
non si misurano in punti di Pil.
Non serve essere emiliani per sapere
che quelle terre e quella gente ce la faranno
a recuperare la loro ricchezza e la loro
coesione sociale: sapranno "tener botta". E ce la
faranno soprattutto contando sulle proprie
risorse economiche, professionali e
culturali. Hanno superato molti immani
disastri nei secoli: alcuni "naturali" come
le alluvioni, altri meno, come le guerre.
Il vero punto è un altro: qual è il migliore
aiuto per favorire questo processo di
autoricostruzione, oltre alla solidarietà?
Il governo (centrale, regionale e locale)
cosa può fare?
Sono senz'altro necessarie risorse ingenti e non virtuali,
 ma anche linee di indirizzo
e coerenze, per evitare errori. Si può
restaurare ciò che si è lesionato e ricostruire
ciò che si è distrutto; oppure si può
edificare seguendo criteri antisismici; e si
può dare inizio a una edilizia a risparmio
energetico e non tradizionale.
Per intraprendere questa via non serve
rendere più laschi i vincoli urbanistici e le
norme sui subappalti: l'Irpinia prima del
terremoto de11980 era abitata per paesi e
borghi, oggi lo è per case sparse ovunque.
Si può "rispondere" al terremoto innovando
il sistema regionale per aumentare la
coesione tra i territori: i trasporti, le telecomunicazioni,
i servizi web e wifi, la salute
e il welfare per gli anziani.
Si può razionalizzare il sistema dei servizi
pubblici e anche immaginare una
maggiore integrazione tra ricerca, università
e lavoro. Si può ricominciare a produrre
cultura. Per imboccare questa strada
occorre un progetto di riqualificazione
condiviso.
Servono le volontà dei commissari e soprattutto
il coinvolgimento delle istituzioni
locali. A partire dai Comuni che, da molti
secoli, sono i veri motori del sistema regionale
emiliano romagnolo.

mercoledì 4 luglio 2012

L'Asilo dei Veleni 2.

 Ferrara batte New York: 4 a 0

L'altra settimana il sindaco Tagliani mi ha gentilmente informato che era arrivata la relazione dell'Istituto Superiore di Sanità sull'Asilo di Via del Salice e che lui avrebbe fatto una conferenza stampa sul tema, poiché era intenzionato ad aprire l'asilo.

Il giorno dopo Stefano Lolli (l'inventore, credo, anzi ne sono sicuro, del titolo "Asilo dei Veleni") scriveva un pezzo molto serio che riporto per documentazione:

«Via del Salice, niente tracce di Cvm»
QN - Il Resto del Carlino del 27/06/2012 , articolo di STEFANO LOLLI  ed. Ferrara  p. 7

L'Istituto di Sanità esclude «rischio tossico e cangerogeno». Tagliani: «Si apre»

di STEFANO LOLLI «COMPLETA assenza di rischio sia tossico che cancerogeno». Un imprimatur di otto parole: l'Istituto Superiore di Sanità certifica, dopo due anni di studi e monitoraggi, che per l'asilo di via del Salice non sussiste alcuna contaminazione da Cvm. Nè all'interno della scuola, né nelle aree circostanti: e la presenza del temuto cloruro di vinile monomero è esclusa «anche nelle abitazioni più vicine alle discariche dismesse - spiegano gli esperti -, e con falde affioranti». Perciò il sindaco Tiziano Tagliani ha annunciato ieri «l'intenzione, confortata da dati certi e incontrovertibili, di aprire l'asilo: vanno completati i lavori che l'azienda, dopo la rescissione del contratto, ha lasciato incompiuti. Opere impiantistiche e la sistemazione del parcheggio, per un ammontare di 300mila euro già a bilancio». Questi lavori saranno banditi a breve e prudentemente, evidenzia il direttore tecnico del Comune Fulvio Rossi, «si potrà aprire la scuola subito dopo le festività natalizie». Del resto già nel 2009, prima dello stop clamoroso da parte dell'Azienda Usl, l'asilo del Salice doveva partire a gennaio. «Vista l'indisponibilità dell'Aquilone per il sisma, quei 120 posti sono preziosi come l'oro», sottolinea Tagliani. Via libera dunque alla scuola d'infanzia, e dati «sostanzialmente rassicuranti» come recita la nota dell'Istituto Superiore di Sanità anche per l'intero Quadrante Est. L'indagine epidemiologica non ha evidenziato problemi di salute per i residenti: «Resta evidentemente la criticità del dato ambientale legato alla presenza delle vecchie discariche - afferma l'assessore Rossella Zadro -: proseguiranno dunque le attività sia di caratterizzazione che di bonifica, per cui sono stati previsti progetti e finanziamenti per oltre 2 milioni di euro». Verrà attuata la «captazione del percolato della discarica - spiegano gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità -, così da intervenire anche strutturalmente sul problema di fondo dell'area». Sapendo però «che il Cvm non è stato rilevato in atmosfera e neppure sui terreni - conclude Tagliani - e che le discariche non influiscono in alcun modo sull'asilo del Salice».

Dopo questo articolo mi hanno scritto in molti. Mascia, l'assessore all'ambiente di allora. E Raffaele, l'assessore all'urbanistica. Le mail erano scherzose ma contenevano interrogativi inquietanti. "Chi ripagherà le famiglie ferraresi degli anni in cui non hanno potuto portare i loro figli all'Asilo di Via del Salice senza alcun motivo fondato?" Nessuno, ovvio.
"Ci verranno a chiedere scusa Gasparini e Marchi degli insulti che per anni hanno ripetuto contro di noi sostenendo che volevamo avvelenare i bambini?" Non verranno, questo è poco ma sicuro.
E aggiungo io: "Quel giornalista arrivato dagli USA per fare un documentario inchiesta sullo scandalo dell'asilo e sull'inquinamento chimico a Ferrara, senza informarsi compiutamente, mi manderà una mail dicendo che gli dispiace aver preso una cantonata?" Non lo farà certamente...

Quindi ci dobbiamo consolare da soli. Ricordando gli episodi e le partacce di  protagonisti e comparse. E il finale della commedia in cui tutto si sistema.

Uno dei ruoli più inquietanti in commedia lo gioca la Usl locale. Bravi professionisti, con cui abbiamo sempre lavorato bene, che a un certo punto (dopo aver autorizzato la costruzione dell'asilo in quel posto preciso), cambiano idea e cominciano a dire che c'è rischio per i bambini e quindi non va aperto. Giuro che i nomi non li ricordo, ma persone in buona fede. Che improvvisamente cominciano a non ragionare professionalmente. Ora mi dicono siano andati in pensione. Meglio così: la pensione aiuta a rendere i ricordi più sfumati e guardare le vicende da lontano, anche le proprie.

Ricordo una riunione a Bologna con i tecnici dell'Arpa e dell'assessorato alla salute. I nostri della Usl a dire che dai dati non si poteva escludere che ci fosse rischio e  quelli della Regione che (giustamente) rispondevano che il rischio va quantificato. Scientificamente non esiste il rischio uguale a 0. Perché per nessun mambino (o anziano) che esce di casa la mattina si può stabilire un rischio da inquinamento (o da incidente o da malattia) uguale a 0. E loro che continuavano a nascondersi dietro la frase "non si può escludere che ci sia il rischio" e quindi, per precauzione, bisognava non aprire l'asilo.
Una piccola riflessione su quella frase. Non solo è priva di senso scientifico, è anche priva di buon senso comune. E' una deformazione del "principio di precauzione" in un atteggiamento dialettale del tipo "an's pòl mai saver cusa pòl capitar..." che indurrebbe chiunque a starsene a casa propria per non incorrere i rischi "non escludibili". Poi c'era un'altra cosa che mi irritava molto nell'ascoltare i dirigenti della Usl di Ferrara in quella riunione. Se c'erano rischi c'erano per tutti: perché volevano tenere chiuso l'asilo e non il centro sociale che sta lì accanto? I rischi per anziani non sono degni di essere presi in considerazione dalle autorità sanitarie locali?
La mia impressione era che quei tecnici, molto equilibrati nel gestire problemi ambientali o epidemiologici complessi, come avevo verificato tante volte, in quel caso rispondessero più ai titoli dei giornali e alla cautela personale che non alla correttezza professionale. Me ne sono lamentato con il Direttore della Usl di allora, ma anche lui si è barcamenato dicendo che non poteva intervenire sui suoi dirigenti. Singolare questo atteggiamento: a un sindaco spesso si richiede di correggere le decisioni formali di giunta e consiglio, ma un direttore di un'azienda non può correggere le opinioni espresse dai suoi dirigenti?
Poi c'è stato anche un episodio sgradevole di una lettera della Usl che conteneva firme non pertinenti con il tema.
Qualcuno è venuto a dirmi successivamente che in realtà c'era un vecchio dirigente della Usl che abitava di fronte all'asilo e li teneva sotto pressione perché non voleva che la presenza dell'asilo (con i bambini e le auto delle madri) sconvolgesse la serena vita del quartiere. Ma non ho elementi certi per sostenerlo. Altri hanno cercato di buttarla in politica: un certo ex dirigente Usl amico di un dirigente Usl vicino a posizioni di un consigliere di opposizione noto per le sue piazzate contro la Giunta. Ma anche su questo non ho nessuna prova.
A me la spiegazione sembra molto più semplice: un comportamento pavido da parte di pubblici ufficiali. E questo non va bene.

In quella riunione a Bologna ho cominciato (per la prima volta) a pensare che dell'Usl non ci si potesse fidare e mi è venuta l'idea di chiedere all'Istituto Superiore di Sanità di misurare il rischio, visto che i nostri non se la sentivano.

Poi ci si sono messi i comitati ad amplificare i timori. Non a sollevare dubbi, in questo caso, ma a sparare contro l'asilo che avvelena i bambini. Ma i comitati di queste campagne ne hanno fatte molte e non avrebbero potuto bloccare l'apertura di un asilo nuovo di zecca se non ci fosse stata la "complicità" più o meno oggettiva dei dirigenti della Usl di allora. Anche perché noi abbiamo sempre parlato pubblicamente della vicenda, in assemblee piene di gente in cui abbiamo spiegato che quell'area era contaminata dalla discarica, che bisognava fare analisi, quali erano i risultati e quali le nostre decisioni. In piena trasparenza. Chissà se la Marchi e Gasperini hanno raccontato a Claudio Gatti da New York che quelle assemblee le aveva indette il Comune e non loro. E che la gente si è fidata di quello che il Comune diceva e non ha creduto alla loro interpretazioni dei fatti e dei dati.

Caro Gatti, la gente si preoccupa, questo è comprensibile e giusto. Ma si fida delle istituzioni locali, quando si comportano in maniera trasparente. Questo è importante. Forse è l'unico collante rimasto tra gli elettori e gli eletti. Malgrado l'antipolitica e un giornalismo che non cerca la verità ma lo scoop.

Ma questi sono tutti fatti già accaduti e passati: solo ricordi di vecchi mal di pancia.
Ora siamo di fronte alla relazione conclusiva dell'Istituto Superiore di Sanità che ha fatto indagini per molti mesi sia nell'asilo che nelle abitazioni vicine. Si può trovare  in Iternet. Dopo molte pagine di dati, la conclusione sta in una riga: "nell'Asilo Nido, struttura chiusa e disabitata, si evidenzia la completa assenza di rischio sia tossico che cancerogeno", la sottolineatura è nella relazione dell'ISS.

Ora l'asilo si può aprire e abitare. E' un asilo bellissimo. Spero che qualcuno si ricordi di  invitarmi per la sua apertura (cosa che non è accaduta per l'Ospedale di Cona).


  


  




domenica 1 luglio 2012

L’Asilo dei veleni 1.

Un agguato postumo

Venti giorni fa, forse un mese. Mi telefona una signora gentile de “La7”, la rete televisiva, dicendo che vogliono fare un’inchiesta sulla chimica in Italia e chiedendomi se sono disponibile per un’intervista. Io rispondo che in Cgil mi occupo di politica industriale ma non di chimica e che c’è una categoria che si chiama Filctem che ha tutte le competenze in materia. La signora, sempre gentilmente, mi dice che le risulta che io abbia fatto il sindacalista chimico un tempo e che loro vorrebbero parlare dei rapporti tra petrolchimico e città e che pensano di intervistarmi anche come ex sindaco. Alla fine accetto: non sono aggiornato sulle tendenze dell’industria chimica ma sul rapporto tra petrolchimico di Ferrara e città mi sento abbastanza preparato. “Devo venire io nei vostri studi?” “No, grazie, mandiamo noi una troupe in ufficio da lei”. Poi parlo al telefono con il segretario della Filctem Cgil di Ferrara dove la troupe è già stata e mi faccio aggiornare sulle strategie, sempre complicate, dei produttori presenti nel petrolchimico. Il segretario mi dice che gli sembra stiano girando un vero documentario sulla chimica italiana non solo qualche intervista.

Dopo qualche giorno si presenta in Cgil nazionale una vera troupe televisiva con tanto di regista, addetto al suono, diversi operatori e almeno 2 telecamere, forse 3. Capisco che non si tratta solo di un’intervista perché ci chiedono di poter allestire un set e di scegliere la sala dove sistemare un tavolo per l’intervista con le luci e le camere. Girano a lungo per il palazzo di Corso d’Italia 25 e scelgono la sala Santi, il luogo dove si tengono le conferenze stampa del Segretario Generale e le riunioni con i Segretari delle categorie e dei regionali, la cosiddetta “direzione”. I tecnici e il regista sono simpatici, andiamo a prendere un caffè insieme al bar interno.
Quando è tutto pronto arriva anche il giornalista. Si presenta, dice di essere il corrispondente del Sole 24 Ore da New York e di abitare lì da 30 anni. Si chiama Claudio Gatti. Ha in mano degli appunti che sta rileggendo. La serietà del giornale è tale che a me non viene nemmeno un piccolo dubbio su cosa c’entri il Sole con La7. Ci sediamo al tavolo e mentre ci microfonano chiacchieriamo liberamente.
La conversazione è su temi di attualità: l’Europa, la Grecia, la crisi finanziaria… e l’Italia. Non condivido le sue opinioni sul tema ma niente di male. Quando dice che negli Usa l’Italia passa per essere un paese di “pezzenti” che chiede sempre aiuto agli altri senza fare quello che dovrebbe lo trovo inutilmente offensivo. Conosco un po’ i pregiudizi “americani” su di noi ma detti da un italiano stonano molto. Che cosa mi vuol far capire? Che ha un’idea molto personale delle cose? Che non guarda in faccia a nessuno? Il corrispondente del Sole24 ore da New York che pensa cose del genere del suo Paese? Boh… mi resta una sensazione sgradevole addosso, ma la archivio. Comincia l’intervista.

I primi 3 minuti l’uomo mi chiede effettivamente qualche parere sulla chimica in Italia: domande generiche, risposte generiche. Poi dal quarto minuto colpo di scena. Improvvisamente apre una pagina del mio libro e legge un pezzo in cui parlo dell’Asilo di Via del Salice (altrimenti detto “Asilo dei veleni”) e l’intervista cambia completamente tono e argomento per i successivi 27 minuti. Lui mi accusa di aver costruito un asilo su una discarica pur sapendo che i terreni erano contaminati e di aver sperperato denaro pubblico. Cita date, rapporti, pareri a sostegno delle sue tesi. Io mi difendo per quel che posso, andando a memoria, senza avere la sua precisione e i dati sottomano, ovviamente. “No, quando abbiamo saputo che il sottosuolo era contaminato da Cvm, per indagini fatte da noi per precauzione, l’asilo era praticamente finito”. “No, l’asilo non è sul bordo dalla discarica come dice lei, ma più lontano”. “Certo che l’abbiamo tenuto chiuso, non siamo matti: abbiamo chiesto all’Istituto superiore di Sanità di rifare le indagini e decidere il da farsi. Faremo quello che dice l’ISS”. “Tutti sanno tutto: abbiamo fatto decine di assemblee pubbliche”.

Quando capisco che tutta l’intervista sulla chimica è una finzione e in realtà quel signore ha orchestrato una trappola contro di me solo sull’asilo è ormai tardi. Il responsabile dell’Ufficio stampa della Cgil, presente, mi dirà poi che avrei dovuto alzarmi e andarmene perché gli accordi non erano quelli. Io non ci ho nemmeno pensato e sono rimasto seduto a difendermi (con qualche affanno, immagino) dagli attacchi sistematici di Gatti, corrispondente del Sole24 Ore da New York. Mai avrei pensato a un agguato postumo sull’asilo con la vicenda ancora in corso.

A un certo punto scatta un altro colpo di scena preparato con cura degna di miglior causa. Il corrispondente del Sole24 Ore da New York sfodera la sua arma segreta per mettermi KO. Davanti a sé ha un Pc. Preme un tasto e lo gira verso di me dicendo di guardare e rispondere. Io guardo e cosa vedo? Non un funzionario dell’Onu che parla di questioni ambientali, non un dirigente Unicef che mi accusa di attentare alla salute dei bambini, non un premio nobel per la medicina che spiega il mio errore bensì, novello Savonarola, vedo la signora Marchi che in un filmato autoripreso attacca in un’assemblea pubblica il funzionario del Comune responsabile dell’ambiente (le cui risposte non si sentono) dicendo che il sottosuolo dell’asilo è contaminato.

Il colpo è davvero troppo pesante… Di fronte a tanta accusa circostanziata non riesco più a contenere l’attacco. Non serve che dica che quella scena l’ho vista mille volte e che secondo quella signora non si possono nemmeno asfaltare le strade senza creare un grosso rischio per la popolazione. Non serve che dica che i dati cui fa riferimento l’accusa sono stati accertati dal Comune e resi immediatamente pubblici. Nemmeno che l’Usl ci aveva autorizzato a costruire l’Asilo e poi ha cambiato idea. Tutto inutile. Prima la citazione del mio stesso libro, poi il documento filmato, sono alle corde… Gatti ha la faccia di quei Procuratori distrettuali che nei film americani stanno incastrando l’assassino. Mi fa molta rabbia e una certa pena. Non riesco a togliermi di dosso la sensazione di ridicolo: una messa in scena così costosa per incastrare un ex sindaco su una cosa che tutti conoscono a partire dalle opinioni della Marchi. E lui è venuto da New York per uno scoop del genere…

Il corrispondente da New York del Sole24 Ore mi dà qualche altro colpo ben assestato tipo “è vero che lei ha nominato il signor Maranini per un anno al vertice dell’Azienda Agea pur essendo questo signore stato multato per trattamento irregolare dei rifiuti?” Io non posso che farfugliare un inutile “e allora? Maranini era assessore alla salute nella giunta prima della mia, era un amministratore…” vedo negli occhi di Gatti che si stringono in chiaro segno di vittoria. Forse a New York una multa a un assessore significa condanna ai lavori forzati e l’allontanamento da ogni carica pubblica, ma non certo qui da noi, nel Paese dei “pezzenti”.

L’intervista è finita. Ci alziamo. Lui mi dice un professionale “arrivederci”. Io evito di dirgli quello che penso e me ne vado. Ora ci scherzo perché l’intera vicenda mi sembra ridicola, anzi grottesca per me e per lui che l’ha orchestrata, ma ero molto arrabbiato quella mattina.

Salgo in ufficio e telefono a un amico dirigente de La7 per cercare di capire cosa passa loro per la testa. Mi risponde che Gatti non lavora alla 7, che sta facendo un documentario che gli vuole vendere e che loro non usano certo quelle tecniche e che si scusano del fatto che Gatti si sia comportato così (la parola usata per descrivere cosa pensa di Gatti non posso riportarla per decenza). Chiamo anche un dirigente del Sole24 Ore che mi dice che quel signore non sta lavorando per il giornale e che gli dispiace quello che è accaduto. Chiamo infine, per sbollire la rabbia, un direttore della Rai che commenta che probabilmente è uno che vuole imitare la Gabanelli senza averne le capacità.
   
Ancora furibondo scendo a mangiare alla mensa della Cgil dove trovo alcuni della troupe seduti a tavola. Mi siedo a mangiare vicino a loro. Sono gentili e mi sembrano a disagio. Mi spiegano che hanno girato in diversi petrolchimici italiani ma il Gatti ha deciso che lo scandalo di inquinamento era a Ferrara. “A Ferrara? Ma se siamo l’unico sito in Italia che ha iniziato le bonifiche dell’area chimica industriale…” Loro mi guardano imbarazzati. Mi parlano di un signore con barba e capelli bianchi particolarmente “invelenito” contro l’asilo e contro il Comune, con cui Gatti ha avuto molto a che fare. “Quello lo conosco bene… eravamo a scuola insieme”, ho risposto. Loro mi hanno guardato ancora più perplessi. 

Tre o quattro giorni dopo (era il momento della modifica della Legge sul Mercato del lavoro al Senato, se non ricordo male, ed ero piuttosto impegnato in Cgil) ho chiamato un dirigente del Comune di Ferrara pregandolo di aiutarmi a ricordare qualche dato preciso sulla vicenda dell’Asilo dei veleni e ho avvertito il Sindaco di quello che era accaduto. Ho informato anche la Segretaria Generale della Cgil che se per caso avesse visto in TV un’intervista, svolta in Cgil, su una vicenda di “avvelenamento di bambini”, non era colpa mia.

Avute le informazioni che mi mancavano ho pensato fosse corretto avvertire il corrispondente del Sole 24 Ore da New York di come stavano (secondo me) le cose.
Metto di seguito lo scambio di mail intercorse perché mi sembra esemplare di una certa deontologia professionale… Nel frattempo c’è stato il terremoto in Emilia.

La mia prima:

Gentile Dr. Claudio Gatti,
Anche se le giornate sono piuttosto impegnative per il Comune di Ferrara, come Lei può immaginare, ho chiesto ai dirigenti competenti di riaprire la documentazione relativa alla vicenda dell’Asilo di Via del Salice e ricostruire la sequenza temporale e causale della sua costruzione e ultimazione.
Ho inoltre parlato con il Sindaco, Avv. Tiziano Tagliani, della sgradevole esperienza avuta con Lei.
Ora sono in possesso di tutta la documentazione del caso e di una ricostruzione dettagliata e ufficiale che smentisce la Sua tesi (ma forse dovrei dire pregiudizio) circa il fatto che noi avremmo costruito l’asilo SU una discarica e NONOSTANTE la conoscenza di inquinamento nel sottosuolo (delibere, piano particolareggiato, conferenze dei servizi, verbali delle commissioni consiliari, pareri positivi dell’Usl e dell’Arpa, i verbali del gruppo di lavoro costituito presso la Regione Emilia Romagna, le assemblee con i cittadini della zona Est, ecc.). L’asilo dista infatti 372 metri dalla discarica e la scoperta di presenza di Cvm nell’area risale, per merito di indagini comunali, all’autunno inverno 2008, a costruzione dell’asilo ormai completata.
Naturalmente, se Lei mi avesse avvertito del tema che intendeva trattare, avrei potuto fornire maggiori particolari “a mia difesa” già durante l’intervista. Ma Lei ha preferito ricorrere a un tranello invece che a un’inchiesta professionalmente corretta.
La prego di credere che non ho nulla contro un certo giornalismo aggressivo che appuri e disveli la verità quando le autorità la vogliono nascondere. Ma non è questo il nostro caso. Il Comune di Ferrara ha avviato fin dal 1999, per primo dal dopoguerra in Italia e alla luce del sole, le caratterizzazioni e le bonifiche sia delle aree industriali chimiche, sia delle aree inquinate lontane dagli insediamenti.
Resto a sua disposizione per fornirLe ulteriori informazioni, così il Comune di Ferrara nei suoi dirigenti, nei suoi assessori e nel suo Sindaco che ci legge in copia.
Il Sindaco è stato informato di quanto accaduto e tutelerà l’immagine della città nonché la correttezza istituzionale dei suoi amministratori contro ogni possibile diffamazione. Ho personalmente avvertito la Segretaria generale della Cgil e l’ufficio Legale della Cgil Nazionale di quanto accaduto poiché Lei ha ritenuto indifferente, sbagliando, l’uso dei locali del Palazzo di Corso d’Italia per un’intervista su fatti che non riguardavano in alcun modo l’attività sindacale e l’industria chimica, come mi aveva voluto far credere.  Malgrado non condivida le Sue opinioni (a partire dalle considerazioni sull’Italia come “paese di pezzenti” fatte da Lei prima dell’intervista) e il Suo modo di fare inchieste con esito predetrminato, Le propongo, se è disponibile, un supplemento di indagine da svolgere a Ferrara “coram populo” sull’intera vicenda.
Mi risulta tra l’altro che sia imminente il responso dell’Istituto Superiore di Sanità cui abbiamo affidato, come Le ho detto, l’ultima parola sui dati di inquinamento, i rischi per la salute e la possibilità di aprire l’Asilo.
Distinti saluti

Ed ecco la sua immediata risposta:

Dottor Sateriale,
 evidentemente il Suo ego prevale sulla coscienza del dramma che sta vivendo la Sua citta’. Tanto da spingerLa in questo momento di emergenza a chiedere al suo successore di dedicare tempo, energie e risorse pubbliche in qualcosa che serve solo il Suo interesse personale. 
Aggiungo anche che sono io a trovare sgradevole il fatto che Lei mi attribuisce parole da me MAI pronunciate – non ho mai detto che l’Italia e’ un “Paese di pezzenti”, ho parlato, cosa ben diversa, del fatto che lo Stato oggi e’ costretto a “mendicare” soldi al mercato.
Altrettanto sgradevoli sono la sua ricostruzione del tutto inaccurata di quello che ho fatto e detto, la sua accusa di averle teso “un tranello”, di avere una “tesi” precostituita o peggio un “pregiudizio”, e ancor piu’ le sue neppure troppo velate minacce di improbabili azioni legali da parte dell’attuale amministrazione comunale di Ferrara (che non si capisce perche’ lei coinvolge in una questione legata alla sua gestione), o – cosa ancora pu’ incredibile – la Cgil Nazionale.
Infine sgredevolissimo e’ il fatto che Lei abbia ritenuto di condividere con l’attuale Sindaco questa sua personale ricostruzione del nostro incontro oltre che i suoi commenti sulla mia professionalita’.
Detto questo, anziche’ inviare messaggi inconcludenti a persone che non hanno nulla a che vedere con la nostra intervista (come e’ l’attuale sindaco Tagliani) la invito a inviare a me una nota che illustri tutto quello che ritiene di non essere stato in grado di dirmi sulla vicenda in quanto “non preparato”. Saro’ lieto di prenderla nella dovuta considerazione.

Cordiali saluti
Claudio Gatti

A me questa mail è parsa scritta da una persona che non sa come funzionano le istituzioni in Italia e ho cercato di farglielo capire con una mail successiva che consideravo “riconciliante”.

Via, Dottor Gatti, non sia gratuitamente offensivo. Io mi sono preso le mie scosse e sono scappato in strada quattro o cinque volte come tutti i miei concittadini e quindi conosco dall’interno “il dramma che sta vivendo la mia città”, non mi venga a dare lezioni di senso civico. Se in questi giorni ho parlato almeno una decina di volte con il Sindaco Tagliani (che è stato mie vice sindaco per 6 anni) e con gli assessori (che sono stati miei assessori) e con i dirigenti non è stato certo per parlare della Sua intervista (o per “mio interesse personale”).
Ma vorrei, “pacatamente”, segnalarle che le amministrazioni locali non funzionano come pensa Lei:
1.     Io ho dovuto rispondere  personalmente e pubblicamente di decisioni prese dall’amministrazione precedente per anni, come è naturale (legga il capitolo sul nuovo Ospedale che c’è nel mio libro se ha un po’ di tempo, o quello sulla Coop Costruttori). il Sindaco Tagliani farà la stessa cosa perché toccherà a lui nei prossimi mesi decidere se aprire o non aprire l’Asilo.
2.     Gli atti ufficiali di cui Le ho parlato (e di cui mi assumo certo la piena responsabilità politica) sono firmati da almeno una ventina di dirigenti e quadri del Comune che sono tuttora in funzione e rispondono di quegli atti di fronte ai magistrati.
3.     Se Lei accusa me di aver costruito un Asilo sapendo che avrebbe messo a rischio la salute dei bambini, accusa necessariamente anche loro. Io non Le faccio nessuna “velata minaccia”, La informo di una cosa del tutto ovvia e certa: che il Comune di Ferrara si tutelerà rispetto a quello che Lei dirà della città e delle decisioni prese dall’Amministrazione comunale (passata e presente perché si tratta di decisioni e di atti che sono tuttora vigenti e in attesa di conclusione).
4.     Se non avessi informato il Sindaco Tagliani di quella intervista me ne avrebbe certamente e giustamente chiesta la ragione (se vuole avere un’idea dei rapporti professionali e di lealtà personale che ci sono fra noi dia un’occhiata al capitolo che ho scritto sulla morte di Federico Aldrovandi)
5.     Veniamo alla Cgil, dove ricopro il ruolo di coordinatore della Segreteria Generale. Questa non è colpa Sua, nemmeno colpa mia. Ma se avessi conosciuto prima il tenore della Sua intervista non avrei certo accettato di farla nella sala della Direzione nazionale dove di solito si tengono le conferenze stampa.
6.     Secondo Lei, come avrebbe reagito la Segretaria Generale se avesse visto in tv un’intervista fatta in Cgil al suo più diretto collaboratore che viene accusato a dir poco di trascurare i problemi di inquinamento ambientale se non la salute dei bambini? Mi avrebbe come minimo chiesto perché non era stata avvertita. Ecco perché ho dovuto scusarmi di aver coinvolto la Cgil in una vicenda in cui la Cgil non c’entra. Ed ecco il motivo per cui anche la Cgil tutelerà la propria immagine.    

Detto questo, mi scuso se ho frainteso il senso delle Sue parole sull’Italia. Avevo colto un accenno di disprezzo sia verso l’talia che verso la Grecia che mi fa piacere sapere non esiste. Invece sono convinto che Lei ha fatto una indagine a senso unico, senza approfondire tutti gli aspetti e controllare gli atti, altrimenti anche Lei saprebbe che la costruzione dell’Asilo a 372 metri dalla vecchia discarica è stata autorizzata anche dall’Usl e dall’Arpa e che la presenza di Cvm è stata da noi accertata (e da noi resa pubblica nelle conferenze stampa e nelle assemblee con i cittadini del quartiere)  nell’autunno inverno 2008.
Io torno a proporle di ripassare per Ferrara, di parlare con gli attuali amministratori e dirigenti e di dare un’occhiata agli atti pubblici e consultabili e poi decidere cosa fare. Se vuole L’aiuto a fissare un incontro.

Buona giornata.

Ma mi sbagliavo sull’effetto riconciliante della mia mail. Infatti il Gatti mi ha immediatamente risposto che toccava a me difendermi, se volevo, non certo a lui cambiare idea. Certo lui avrebbe alla fine valutato e il tutto e tratto il suo giudizio. Ma negli Usa il pubblico ministero e il giudice non hanno carriere separate?

Dottor Sateriale,
anziche' tentare di insegnarmi il mestiere Le rinnovo l'invito a mandarmi una Sua nota in cui aggiunge/corregge informazione sulla questione dell'asilo.In modo che abbia modo di valutare il tutto.
A proposito: ha letto l'articolo a pagina 31 de la Nuova Ferrara di ieri? Glielo segnalo nel caso Le sia sfuggito. Si legge che "l’ex responsabile del Settore Ambiente del Comune Alberto Bassi, il progettista dell’asilo      Luca Capozzi e il direttore dei lavori Gianni Squarzanti" sono stati rinviati a giudizio e "devono rispondere di gestione non autorizzata di rifiuti per il “pasticcio” di via del Salice".
Cordiali saluti. CG

A questo punto confesso che mi sono stufato. Avevo altro da fare che andar dietro alle inchieste del corrispondente del Sole 24 Ore da New York in missione speciale in Italia. Il Sindaco mi ha detto che avrebbe invitato il giornalista a venire a Ferrara e approfondire la cosa sul campo e tanto mi è bastato. Facesse il Gatti quello che voleva del suo documentario e della sua intervista. Tiziano mi ha anche informato che il responso dell’Istituto Superiore di Sanità sull’Asilo è imminente. Bene. Anni fa, di fronte agli atteggiamenti contraddittori e discutibili della Usl di Ferrara, avevo deciso che l’ultima parola toccava all’ISS. E così la penso ancora: staremo a vedere.  
Un paio di settimane dopo è arrivata la relazione dell'Istituto Superiore di Sanità.